Le telecamere di videosorveglianza hanno ripreso tutto. La gente che sbrigava le sue commissioni mattutine, l’autista che cercava parcheggio, l’anziano signore che faceva due passi nel pieno centro storico. Hanno ripreso anche Giovanni Angileri, 52 anni pregiudicato, uscire dal bar Imperial nervoso. E subito dopo un altro uomo gli si avvicina, punta una pistola e fa fuoco. La vittima dell’aggressione stramazza a terra, mentre l’aggressore inveisce puntando ancora l’arma. Tutto attorno la vita scorre tranquilla. Qualcuno si volta, sentiti gli spari, poi però gira le spalle e va via, come se nulla fosse. Tutto in pieno giorno, in via Roma a Marsala, il 26 marzo scorso.
Le indagini dei carabinieri e della procura di Marsala sono durate meno di due mesi, e martedì si sono concluse con l’arresto di tre persone ritenute responsabili del raid punitivo, ieri sono stati forniti i particolari. Francesco Giovanni Licari, 36 anni, Massimo Vinci, 28 anni genero della vittima, Barsalona Giuseppe, 42 anni, sono finiti in manette con l’accusa di lesioni personali gravi e detenzione e porto illegale di arma comune da sparo in concorso.Dei tre soltanto Barsalona, che sarebbe l’uomo che ha sparato, ha dei precedenti, gli altri due sono incensurati.
I motivi dell’agguato che ha scosso la città sono futili, futilissimi. Il tutto per una ruota di scorta.
Al centro c’è la diatriba per la compravendita di un’auto. Angileri in autunno aveva acquistato un’auto nella concessionaria di auto usate di Licari, ma questa non aveva la ruota di scorta al suo interno. Angileri per settimane ha chiesto insistentemente la ruota di scorta ricevendo risposte dilatorie da Licari. La mattina del 26 marzo l’uomo telefona insistentemente a Licari, a quel punto i toni si fanno molto più accesi. Angileri si presenta all’autosalone di Licari, in via Degli Atleti, dove c’è anche il genero Massimo Vinci. Qui ne nasce una ulteriore discussione con Angileri che aggredisce Licari, e se ne va lasciando l’auto sul posto, con le chiavi appese, dicendo che non la vuole più e vuole indietro i soldi. Dopo questa discussione Licari si reca al Bar Imperial di Via Roma, dove per telefono continua a discutere con Angileri. Alle 9.45 il genero Massimo Vinci chiama il suocero chiedendo dove si trovasse. Pochi minuti prima delle 10, come testimoniano le riprese fatte dalle telecamere di sicurezza di un negozio vicino al Bar, un uomo, identificato dai carabinieri in Giuseppe Barsalona, si afficina a Angileri e fa fuoco. L’uomo stramazza a terra, mentre Barsalona inveisce contro di lui, puntandogli nuovamente la pistola alla testa. Subito dopo fugge via, mentre ci sono Licari e Vinci ad aspettarlo. Subito dopo i carabinieri fanno scattare le indagini. Sentono i clienti del bar, i negozianti vicini alla scena dell’aggressione.Esaminano i tabulati telefonici, sequestrano il cellulare di Angileri. Una volta scoperte le tante telefonate tra Licari, Vinci e Angileri portano in caserma i primi due. Gli interrogatori durano ore, fino a notte fonda. Notate delle incongruenze vengono approfonditi i controlli. Sentiti altri testtimoni, poi spunta il video e il collegamento con Barsalone.
Quello che è stato evidenziato ieri, durante la conferenza stampa a Villa Araba, dal capo della Procura di Marsala, Alberto Di Pisa, e dal comandante Gebiola è che non c’è alcun collegamento tra i fatti di via Roma e quelli di via Trapani di qualche giorno dopo, dove venne ferito, sempre a colpi d’arma da fuoco Gaspare Barraco. “Non c’è nessun allarme di una guerra tra bande in città. I due episodi non sono collegati tra loro, ma sono fatti di violenza che purtroppo sono accaduti nel giro di pochi giorni e accadono in ogni città” ha commentato Di Pisa.
Le immagini della telecamera di sorveglianza sulla scena dell’agguato hanno anche ripreso l’atteggiamento dei passanti, che agli spari e alla vista di Angileri ferito a terra hanno voltato le spalle e fatto finta di nulla. “Dispiace il comportamento che hanno avuto i presenti sul posto, che in alcuni casi sono stati individuati e alle nostre domande hanno risposto che non ricordavano cosa fosse successo. Abbiamo celermente rassicurato la cittadinanza sulla presenza e l’efficienza delle forze dell’ordine. Ma sarebbe bene che i cittadini collaborassero anche in queste circostanze”, è il commento di Carmine Gebiola.