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09/05/2014 06:35:00

Marsala, sequestrata la distilleria Sicilia Acquaviti: sversava "borlande" a Digerbato

Nelle campagne di Marsala, in Contrada Digerbato, la sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, per ‘’attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti’’, ha sottoposto a sequestro preventivo il complesso industriale della distilleria ‘’Sicilia Acquaviti’’ e terreni per circa 162 mila metri quadrati. A firmare il provvedimento, richiesto dal pm della Dda Maurizio Agnello, è stato il gip di Palermo Giuliano Castiglia. Dall’inchiesta delle fiamme gialle è emerso che pericolosi scarti della distillazione, e in particolare ‘’borlande’’ (i cui principali componenti sono: propanolo, butanolo, metil-propanolo, pentanolo e altri pentanoli isomeri, nonché furfurale), venivano da tempo sversati sui terreni circostanti e all’interno di vicine cave di tufo abbandonate, finendo così nel sottosuolo. E ciò a poca distanza dai pozzi dell’acquedotto comunale di Marsala. Il reato (che prevede una pena fino a 6 anni di carcere) è contestato a G.B., di 78 anni, legale rappresentante della Sicilia Acquaviti dal 2009 al 2011, nonché della ‘’Ge. Dis.’’ dal 1980 al 2012 e a F. V., di 48 anni, legale rappresentante della Sicilia Acquaviti dal 2011 al 2013. L’indagine, inizialmente coordinata dal procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Giulia D’Alessandro e poi, per competenza, dalla Dda di Palermo, fu avviata nel maggio 2013, quando la Guardia di finanza della Procura di Marsala ebbe notizia del possibile illecito smaltimento di scarti industriali da parte delle distillerie ‘’Ge.Dis’’, con stabilimento nei pressi del porto, e Sicilia Acquaviti. Disposti i controlli (effettuate anche trivellazioni nel terreno), si accertava che il borlande della Sicilia Acquaviti veniva smaltito illegalmente, con delle tubazioni, sui terreni attorno l’impianto industriale di contrada Digerbato e nelle cave di tufo, poi ricoperte di terra. E’ stata, inoltre, scoperta una fossa in cui venivano stoccate vinacce esauste con un bacino di contenimento completamente ripieno di acque di lisciviazione/percolato delle stesse vinacce. Alla ‘’Ge.Dis’’, il cui impianto è inattivo da tempo, sono state invece riscontrate tracce del modo in cui avveniva l’illecito smaltimento dei rifiuti, sversati senza depurazione nelle acque del porto di Marsala. Tornando alla Sicilia Acquaviti, i campioni delle sostanze prelevate sono stati analizzati dall’Arpa, che ha confermato ‘’l’illecito smaltimento di borlande, nonché la presenza di rifiuti di liquidi di percolazione delle borlande’’. Si scopriva, inoltre, che la Sicilia Acquaviti non rispettava le prescrizioni del Comune relative all’autorizzazione allo scarico per i reflui industriali, dopo la depurazione, nella fognatura, né era in possesso delle analisi delle acque reflue in uscita dal depuratore e della documentazione attestante lo smaltimento dei fanghi. In tal modo, ha risparmiato centinaia di migliaia di euro. Mettendo, però, a serio rischio la salute della gente. La falda acquifera, infatti, in questo versante del Marsalese è ad appena 25 metri di profondità e il sottosuolo, tufaceo, è molto poroso. E in questa zona ci sono pozzi comunali e privati. A lanciare l’allarme, nell’aprile del 2013, fu l’architetto Nicola Sciacca, esperto in speleologia e conoscitore del sottosuolo marsalese. Sciacca evidenziò il pericolo che rifiuti pericolosi potessero essere stati occultati nelle cave abbandonate. Di recente, a seguito di uno studio interuniversitario delle acque italiane realizzato nell’ambito del progetto europeo “Eurogeosurvey geochemistry expert group”, è stata stilata la classifica dei Comuni con la più alta concentrazione di nitrati e Marsala, con 228 mg/l, è in cima alla graduatoria. Un primato che non ci invidia nessuno.



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