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01/09/2013 04:56:01

Omicidio Marino. Indagini a tutto campo. E' stata la mafia?

Marino, che sulla carta era tra i soci di una ditta di calcestruzzi, ma in zona lo conoscevano tutti come Zu Batassano “occhi caddusi”, era quello che si prendeva cura degli animali. Trascorreva le giornate ad andare in giro a dare da mangiare a cani, cavalli, pecore. Gli piaceva, e non faceva nient’altro. E sembra sia stato ammazzato proprio dopo aver dato la razione giornaliera ai cani custoditi all’interno dalla Car Diesel, una rimessa per camion e mezzi pesanti. E’ stato freddato a colpi d’arma da fuoco proprio fuori la rimessa. A trovare il corpo senza vita, alle prime luci del mattino, gli stessi dipendenti. Marino riverso sul lato guida della sua Opel Astra Station Vagon bianca, il piede fuori dall’abitacolo, il vetro del finestrino lato passeggero frantumato, e la fiancata lato guidatore sporca di sangue. Sul tetto dell’auto una “corona” di tralci di vite, che secondo gli investigatori sarebbero stati posti dalla stessa vittima per le pecore.
Le indagini sono seguite direttamente dalla Squadra Mobile della Polizia di Trapani guidata da Giovanni Leuci, con il coordinamento del Pm Antonella Trainito della Procura di Marsala, e il supporto della squadra Anticrimine della Polizia di Marsala guidata dal Commissario Carmine Massarelli. Un delitto che somiglia molto all’ultimo morto ammazzato a Marsala, quello del 25 febbraio 2012, quando in contrada Fossarrunza venne freddato, dopo essere stato inseguito, Francesco Gerardi. Agguati molto simili, di notte, e con elementi che fanno comuni che fanno pensare alle modalità di Cosa nostra. Non si esclude nessuna pista quindi, e tra le ipotesi entra con insistenza anche quella mafiosa. Non solo per le modalità di esecuzione, si pensa che a sparare fossero in più di uno. Ma anche per il passato della vittima. Baldassare Marino, come Gerardi, aveva dei precedenti per mafia. Nessuna condanna, ma nei primi anni novanta era stato coinvolto in diverse indagini sulla cosca marsalese e ritenuto vicino agli ambienti mafiosi. Insomma, era conosciuto alle forze dell’ordine, e aveva precedenti per fatti di droga, nel 1995 è stato infatti arrestato per coltivazione di canapa. Inoltre per un lungo periodo ha vissuto in Nord Italia – da cui è tornato dopo la separazione con la compagna - e pare non avesse mai tagliato i ponti con gli ambienti criminali del trapanese. Non sono soltanto i suoi precedenti a fare tendere l’ago della bilancia sulla pista mafiosa. C’è anche la storia della sua famiglia. Negli anni ’70 il fratello, Mario Marino, viene ucciso col metodo della lupara bianca, non è stato mai ritrovato. L’ipotesi della mafia di una volta che ritorna a sparare sembra essere la via principale su cui indagare, ma non è semplice. Non è così scontato, nonostante il contesto, il lavoro nel settore calcestruzzi da sempre terra di conquista per la criminalità organizzata, nonostante il passato della vittima e le modalità d’esecuzione. Anche perché quello che sembrava essere un tipico avvertimento mafioso, la corona di viti sulla macchina, viene a cadere perché sembra appartenesse allo stesso Marino per sfamare le pecore. E soprattutto perché l’ultima cosa che vorrebbe la mafia, oggi, sarebbe mettere la firma così evidente su un omicidio. Non è così scontato, quindi, che ci sia la mano della mafia. E allora si avanzano anche le ipotesi delle vendette personali, di affari finiti male, di liti maturati in contesti degradati. Intanto, gli inquirenti stanno rispulciando le carte dell’omicidio Gerardi, per passare al setaccio altre possibili coincidenze. Ieri sono cominciati anche i primi interrogatori. E il caso lo segue anche la procura Antimafia di Palermo.
 



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